Quanto è importante sentirsi uguali agli altri per sentirsi partecipi della società? E quanto una diagnosi può diventare una etichetta che allontana più che aiutare a sentirsi inclusi?Sono argomenti centrali nella serie britannica “The a Word” che parla di autismo ma mette l’accento su un tema particolare: il ruolo dei cargivers.
Perché più ancora di Joe, il bambino di 5 anni che fa fatica a giocare con gli altri bambini e parla attraverso le parole delle canzoni, lo sguardo del regista è centrato sulla reazione dei genitori.
Diagnosi o etichetta?
Soprattutto Christie, la madre, è in difficoltà, combattuta fra il rifiuto di una diagnosi di autismo che possa incasellare il figlio come “diverso” ma allo stesso tempo il desiderio di vederlo come tutti gli altri.
Pur di non fargli sentire il peso di un isolamento che nasce dai suoi comportamenti insoliti rispetto alla media decide di ritirarlo da scuola, mentendo però sui reali motivi agi altri genitori. E quando Joe fa capire di voler tornare in un ambiente scolastico e quindi di cercare, a modo suo, la relazione con i coetanei, Christie vorrebbe poter essere sempre presente per poter mediare.
Arriva anche a organizzare un pigiama party con altri due bambini solo perché Joe vi ha interagito per qualche momento. L’appuntamento delude le aspettative praticamente di tutti.
Le scuole “speciali”
Anche gli amichetti di Joe hanno delle atipicità: i bambini infatti sono compagni di classe e frequentano una scuola “speciale”. Un fatto che agli occhi del pubblico italiano appare particolarmente strano, dato che praticamente tutti gli alunni frequentano le scuole pubbliche. Nei Paesi anglosassoni e nel Nord Europa, invece, è più facile trovare istituti dedicati a chi ha disabilità o neuro divergenze. Per quanto la scuuola italiana possa essere manchevole, anche in termini di inclusione, questa convivenza è un punto a favore della nstra nazione cui si pensa raramente.
The a word: le paure dei familiari
La serie quindi mette in luce quella che è una fragilità di tutti i genitori: il timore che il proprio figlio non riesca a socializzare con i compagni. Pur riconoscendo l’unicità di ogni persona, per una madre è più rassicurante vedere i figli “uniformarsi” a giochi e comportamenti simili a quelli dei compagni.
Come trovare un equilibrio fra questi due aspetti?
The A Word porta in primo piano l’impatto che disabilità e neuro divergenze hanno sulle famiglie, le difficoltà a comprendere dove e come chiedere aiuto e la distanza che purtroppo spesso si crea con “il resto del mondo”
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