Non si dice “handicappato” o “persona handicappata” ma persona con disabilità. Questa in sintesi la comunicazione della nota ministeriale 1921 del 24 ottobre 2024 arrivata anche negli uffici scolastici.
Non proprio una rivoluzione, starà probabilmente pensando chi legge. In effetti non è questa grande novità visto che nel linguaggio comune il cambio di terminologia è stato fatto ormai da tempo. È però arrivato anche il cambiamento “istituzionale”, per così dire, le cui indicazioni potete leggerle nell’immagine sottostante (trascrizione a fondo pagina).
Ma la domanda è un’altra: qual è l’utilità di tale introduzione?
Politically correct e linguaggio inclusivo: la differenza c’è
L’’adeguamento della terminologia all’interno della legge sulla disabilità e della documentazione scolastica ha un indubbio valore. Perché, come abbiamo raccontato anche nei nostro corsi, le parole che usiamo creano immagini e pensieri e sono questi a dare vita alle nostre azioni: se quindi siamo soliti usare un linguaggio realmente inclusivo questa abitudine influirà per forza sulle azioni della collettività.
Dire persona con disabilità invece di handicappato (onestamente, qualcuno lo usa ancora?) fa una differenza. Sia perché handicappatto è diventato – purtroppo – un termine offensivo sia perché nel primo caso si pone l’accento sulla persona e la disabilità diventa solo una condizione accessoria.
Viene eliminata anche l’espressione “diversamente abile” che, come ho raccontanto anche nel libro “Comunicazione efficace inclusiva“, non ha mai in fondo trovato una vera applicaione; perché si trattava di una frase coniata, per così dire, a tavolino e introdotta più per una questione di politically correct che per un reale cambiamento comunicativo.
Il linguaggio inclusivo ovviamente è solo uno strumento, per quanto possa essere potente, e ha tanto più valore quanto si pone obiettivi propostivi, non quando si teme solo di urtare la sensibilità di qualcuno con cui non ci si sente in reale sintonia. È questo il limite dell’eccesso di attenzione a ciò che è politicalmente (s)corretto: si cammina sulle uova per non offendere nessuno, ma in sostanza non si riesce a portare una reale differenza.
Dalle parole ai fatti
Tutti noi abbiamo sentito innumerevoli volte l’espressione “servono fatti, non parole”. Vero, ma le due cose sono più collegate di quanto si pensi. Le parole veicolano messaggi ma soprattutto portano all’esterno le immagini alla base dei pensieri del nostro inconscio; in un certo senso, hanno il potere di dire molto più del loro significato verbale. Ecco perché cambiare parole significa davvero cambiare atteggiamento verso una situazione.
Nel caso presente, passare da “disabile grave” a “persona con necessità di sostegno intensivo” vuole dire spostare l’attenzione dalle problematiche dell’alunno all’impegno della scuola nel rispondere alle sue esigenze.
Non si tratta quindi solo di usare altre parole, ma di cambiare prospettiva per fare azioni diverse.
La sfida: una nuova visione per un diverso approccio
Ecco, in estrema sintesi, perché le parole sono importanti, ma da sole non bastano nè devono diventare macigni. Dire o scrivere per praticità disabile invece di persona con disabilità non è di per sè un grande problema, esattamente come utilizzare l’espressione corretta non è sufficiente ad abbattere barriere fisiche o mentali. Il lavoro è più lungo e il cambio di linguaggio è solo un primo passo. Indispensabile, ma non isolato.
È questa la sfida che si trova davanti la scuola, o per meglio dire tutta la società: passare a parole più adatte alle situazioni per costruire un ambiente migliore.
Trascrizione testo dell’immagine: Art. 4 co. 1 d.lgs. 62/2024
A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto:
a) la parola: «handicap», ovunque ricorre, è sostituita dalle seguenti: «condizione di disabilità»;
b) le parole: «persona handicappata», «portatore di handicap», «persona affetta da disabilità», «disabile» e «diversamente abile», ovunque ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: «persona con disabilità»;
c) le parole: «con connotazione di gravità» e «in situazione di gravità», ove ricorrono e sono riferite alle persone indicate alla lettera b) sono sostituite dalle seguenti: «con necessità di sostegno elevato o molto elevato»;
d) le parole: «disabile grave», ove ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: «persona con necessità di sostegno intensivo».