Il più grosso ostacolo a una reale inclusione scolastica è una errata seppure diffusa percezione di quale sia il ruolo della scuola nella nostra società. Una riflessione che nasce sentendo le parole pronunciate da Roberto Vannacci, generale dell’esercito italiano, che si è espresso l’idea di creare classi con “caratteristiche separate”, espressione che richiama quelle “classi differenziali” eliminate ormai da qualche decennio.
“Un disabile non lo metterei di certo a correre con uno che fa il record dei cento metri – ha spiegato il suo punto di vista Vannacci -. Gli farei fare una lezione insieme, per spirito di appartenenza, ma poi ha bisogno di un aiuto specifico. La stessa cosa vale per la scuola”.
Viene quasi da ringraziare per concedere un assaggio di condivisione “per spirito di appartenenza”… però poi ognuno a casa propria. Solo che, la scuola italiana, è la casa di tutti gli studenti italiani (banale forse, ma da rimarcare).
Le “grandi potenzialità” da sfruttare

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L’obiettivo di questa divisione sarebbe quello di aiutare i ragazzi “con grandi potenzialità” a poter dare il proprio meglio seza essere “rallentati”.. Sorvolando sulla genericità dell’espressione (chi ha grandi potenzialità? Rispetto a chi e a che cosa? Quali sono i parametri per cui qualcuno – qualcuno chi? – decide quale studenti hanno potenzialità più o meno grandi?) e anche sul fatto che la scuola dovrebbe già occuparsi di ogni studente in base alle proprie peculiarità, forse il problema è che a molti sfugge il ruolo che occupa la scuola nella nostra società. Forse anche al generale stesso.
La scuola non è solo quel luogo in cui si impara a “leggere, scrivere e far di conto”, come si diceva una volta. Fosse solo quello, sarebbe davvero limitativo, soprattutto rispetto alla società di oggi.
Dopotutto, già nel 1975 il documento Falcucci riportava:
“ è tutta la struttura scolastica (…) che può e deve contribuire in modo decisivo al superamento di ogni situazione di emarginazione umana e culturale e sociale che abbia la sua radice nel mancato sviluppo delle potenzialità del soggetto”.
Ecco che anche allora si parlava di “potenzialità del soggetto”, riferendosi agli alunni con disabilità. Perché quello che bisogna guardare in un bambino è ciò che può fare partendo dal punto in cui si trova, non ciò che non riesce a raggiungere.
Le leggi da conoscere
Inoltre, forse il Generale non ricordava la legge 104 (art.12) che sottolinea come non si possa limitare in nessun modo il diritto allo studio, che: (…) non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap“.
E probabilmente nemmeno è venuta alla mente la sentenza della Corte Costituzione (215/87) che ha sottolineato come nessuno possa avere pregiudizi sulle effetti capacità di uno studente a priori:
“il precludere (agli studenti disabili, ndr) l’inserimento negli istituti d’istruzione superiore in base ad una presunzione di incapacità (…) significherebbe non solo assumere come insuperabili ostacoli che é invece doveroso tentare di eliminare, o almeno attenuare, ma dare per dimostrato ciò che va invece concretamente verificato e sperimentato onde assicurare pari opportunità a tutti”.
Vannacci: “aiuto specifico”. Ma è già previsto
Vannacci suggerisce anche che sarebbe meglio, per gli studenti disabili, avere un aiuto specifico. E su questo bisogna dargli ragione, o per meglio dire glielo dà proprio la legge 517/77, che quasi 50 anni fa già prevedeva che l’istituzione scolastica dovesse fornire tutto l’aiuto specifico di cui uno studente disabile possa avere bisogno:
“la scuola attua forme di integrazione a favore degli alunni portatori di handicaps con la prestazione di insegnanti specializzati assegnati. Devono inoltre essere assicurati la necessaria integrazione specialistica, il servizio socio-psicopedagogico e forme particolari di sostegno”.
Conclude infine il Generale con una massima filosofica che poggia su una nota biografica; “Non sono esperto di disabilità, ma sono convito che la scuola debba essere dura e selettiva, perché così sarà poi la vita. O almeno, così è stata la mia vita”.
Ci spiace per lui e per le vicissitudini che ha incontrato, ma il traguardo cui mirare è sempre quello del miglioramento di una società, e lo si può fare essendo giusti e accoglienti. Noi vogliamo costruire un mondo migliore. Per tutti.
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