Salvatore, giornalista che racconta la vita con la SLA

“Come stai?”. “Non mi posso lamentare. Non ne ho la forza”

Una intelligente battuta del fumetto Il mago Wix, che attinge la sua comicità dal un insieme di luoghi comuni, rivoltati a 360 gradi. L’abitudine – eccessiva – di far sempre le stesse domande e, di conseguenza, di rispondere quasi sempre nello stesso modo. Risposte di forma che però nascondono una sorta di lamentela perenne. 

Difficilmente arriva un “bene!” squillante e sincero. Così il “non mi posso lamentare” nasconde in realtà la volontà di una lamentela trattenuta a forza. E da qui la geniale conclusione del non averne la forza: talmente va male, che ormai non mi resta neppure quello.

L’ha fatta sua Salvatore Mazza, giornalista dell’Avvenire, come racconta lui stesso. L’ha usata per tempo, e poi la frase ha avuto un significato reale ancora più profondo. E’ capitato quando, un giorno del 2017, a Salvatore è stata diagnosticata la Sla, malattia neurodegenerativa progressiva che porta all’immobilità ma senza intaccare le facoltà mentali.

UN GIORNALISTA PER DUE RUBRICHE

Salvatore  Mazza così ha cominciato a gestire una rubrica sulla sua malattia, chiamata Slalom. Un diario della sua vita con la malattia, scritta con garbo e finezza. Salvatore si occupa anche della rubrica settimanale “Su questa pietra. E’ l’unico professionista del quotidiano Avvenire a curare due rubriche per la stessa testata, e forse l’unico a farlo in tutta Italia.

In uno dei suoi ultimi interventi, Salvatore ha raccontato del suo rapporto col sintetizzatore vocale. Un ausilio, creato grazie alle nuove tecnologie, che ormai da alcuni anni permette a chi perde l’uso della parola  di continuare a comunicare.

AFFIDARE LA PROPRIA VOCE A UN SINTETIZZATORE

 Non è proprio la stessa cosa, certo. Lo racconta Salvatore stesso, dicendo che l’intonazione, la modulazione della voce, insomma i sentimenti che gli esseri umani mettono nelle parole, si perdono. Per questo, qualcuno usa un metodo preventivo. Chi è affetto da un patologia che rischia di portarlo a perdere l’uso della voce,m registra parole e frasi, e poi programma il sintetizzatore con la propria voce. In questo modo, la macchina riprodurrà lo stesso timbro vocale.

Un compromesso, è vero. Capita spesso, nella vita: così ci si trova a fare il meglio che si può dalle condizioni in cui si è.

Salvatore, intanto, continua il suo lavoro, raccontandosi.