Si arriva all’inclusione quando si vede l’esclusione

Qualche giorno fa, proprio all’inizio dell’anno nuovo, la tv pubblica ha mandato in diretta il concerta di una famosa contante italiana. Per presentare lo spettacolo è alito sul palcoscenico un attore che ha fatto un intervento parlando della capacità della musica di abbattere le barriere sociali e facilitare l’inclusione. Un ottimo spunto che però si scontrava con la realtà.

Inclusione, gli eventi storici di rilievo

Ha preso come spunto un episodio che vide come protagonisti i Beatles. Ai tempi in cui i quattro ragazzi di Liverpool si apprestavano ad avere la notorietà che li segue ancora oggi, si apprestavano a tenere quello che era il loro primo concerto negli Stati Uniti, in Florida, nel 1964. Allora c’era ancora la segregazione razziale, per cui ai bianchi era garantito un posto davanti, vicino al palco, mentre i neri erano in fondo al teatro. Quando John Lennon si rese conto di questa situazione si presentò alla direzione del teatro dicendo che o avrebbe reso possibile a tutti godere del concerto allo stesso modo, senza alcuna distinzione di principio, oppure i Beatles in quel luogo e in quel giorno non si sarebbero esibiti.

Quella sera, per la prima volta, le persone che assistettero al concerto entrarono liberamente, prendendo posto dove preferivano, senza che una loro caratteristica personale come il colore della pelle li relegasse in un posto invece che in un altro. Quell’evento fu il primo passo che portò al cambiamento della normativa.

La “non” visuale che ha di un concerto chi è in carrozzina al Carroponte di Sesto San Giovanni (MI).
Descrizione immagine: un gruppo di persone di spalle che assistono a un concerto, del palco si intravedono solo le luci.

Ieri e oggi

Un episodio significativo per la storia dei diritti civili e per l’inclusione. Ma forse ancor più significativo è il fatto che chi raccontava quell’avvenimento e chi lo stava ascoltando non si rendeva conto che, davanti ai loro occhi, stava avvenendo qualcosa di molto simile. In quel teatro italiano, all’inizio del 2023, in platea erano sedute comodamente nel posto liberamente scelto c’erano tutti gli individui che possiamo definire “normodotati”, mentre coloro che usano una carrozzina erano in fondo, ammassate in una zona obbligatoriamente a loro riservata, senza che potessero avere voce in capitolo su dove posizionarsi per godersi lo spettacolo che volevano vedere.
Esattamente come accadeva al concerto dei Beatles 60 anni fa.

Un paragone che, in base all’esperienza di chi si occupa di inclusione della disabilità, balza agli occhi di pochi. Eppure accade così: le persone in carrozzina sono spesso posizionate in fondo, in spazi angusti, lontno dal palco e soprattutto lontano dai loro amici, a eccezione di un unico accompagnatore.

La sicurezza, la giustificazione sempre presente

A questo punto solitamente venono bandierate ragioni di sicurezza, sempre chiamate in causa quando qualcuno cerca di evidenziare la questione. Ma questo non è sufficiente a spiegare una prassi che sembra più una abitudine che una scelta fatta con criterio.

Nessuno chiede di venire meno alle regole di sicurezza, ma davvero l’unica soluzione è impedire a una persona, solo perché ha una carrozzina, di avere la stessa opportunità degli altri di scegliere dove sedersi e di stare vicino a un gruppo di amici? Questo sorvolando sul fatto che, nell’area riservata, spesso le persone in carrozzina sono talmente ammassate che muoversi in caso di urgenza, o anche solo per andare in bagno, diventa un problema. Soluzione tecniche alternative ci sarebbero, ad esempio adattare alcuni dei sedili in platea ad ospitare delle carrozzine.

La zona riservata ai disabili a un concerto richiede un binocolo per vedere.
Descrizione immagine: a una distanza di qualche centinaio di metri, più in basso rispetto a chi fa la foto, un paalco con diversi riflettori con luce azzurro/blu. Impossibile distinguere la fisionomia dei musicisti.


Il punto è un altro: non si trovano soluzione alternative perché ancora poche persone si accorgono del problema.
Questo è un esempio concreto di cosa è la mancanza di inclusione, anche in un luogo che è comunque accessibile. Esattamente come era accessibile il teatro di (nome città) per le persone di colore, ma non era realmente inclusivo.

E’ proprio questa mancanza di attenzione, dovuta a una mancanza di cultura inclusiva, che rende ancora lontana una reale inclusione delle persone con disabilità da ogni aspetto della vita sociale. E a volte alcuni aspetti sfuggono persino a chi vive la disabilità.