Un’altra gita non inclusiva…

Il pullman non ha la pedana per la sedia a rotelle e la studentessa resta a scuola mentre il resto della scolaresca va in gita. In sè, purtroppo, non è neppure una notizia eccezionale: non è la prima volta e, temo, non sarà l’ultima.

La riflessione però non riguarda tanto l’episodio avvenuto ma il principio: come si affronta una simile situazione?

Ho sentito spesso la frase “In gita o tutti o nessuno” e non è sbagliata, anzi; solo che è la risposta quella che mi preme.

In gita si va tutti, senza eccezioni. e trovo assurdo che ancora si vada così in difficoltà per un semplice pullman.

Studenti disabili in gita: basta davvero un minimo di organizzazione

Diciamolo apertamente: chi mai accetterebbe che un paio di studenti restino a casa perché il pullman ha meno posti a sedere del previsto? O che 3 alunni siano esclusi a monte dal viaggio di istruzione perché sono terminati i biglietti del treno?

Nessuno ovviamente, sembrerebbe assurdo. E così dovrebbe essere anche quando protagonista, suo malgrado, è uno studente che ha una disabilità.

Per questo dico che in gita ci si va tutti: perché lo scopo è moltiplicare le opportunità, non ridurre le occasioni di confronto e socializzazione. E spesso basta un minimo di organizzaziione.

Ci sono davvero così tanti pullman ancora in servizio senza pedana per carrozzine? (SPOILER: sì). In ogni caso, non era possibile trovare una qualsiasi altra soluzione? Si poteva valutare di far salire a braccia la ragazza, ovviamente tenendo conto delle sue condizioni. Oppure di farla viaggiare con un’auto privata, magari accompagnata – eccezionalmente – dai genitori. O ancora rimandare la gita.

Rimandare, non cancellare. Perché non toccasse il peso alla ragazza di sentirsi “causa” della cancellazione del viaggio.

L’esclusione di uno pesa su tutti

Forse questa paura di essere additata come responsabile ha preocccupato anche il padre affidatario della ragazza, visto che ha scelto lui di far restare la figlia a scuola mentre la classe partiva.

Questo quanto accaduto stando alle parole che l dirigente ha rilasciato alla stampa – e non ci sono motivi per non crederle –: l’uomo ha detto che sarebbe stato troppo penalizzante fermare tutti. In conclusione, la ragazza è rimasta a scuola con l’insegnante di sostegno.

Non conosco altri dettagli della vicenda e certo non mi permetto di giudicare la scelta di un genitore. Però una volta di più mi trovo a riflettere sul fatto che l’inclusione non è una “questione da disabili”, ma un principio universale.

In altre parole: cosa avranno imparato gli altri ragazzi da questa vicenda? Che quando ci si trova di fronte a una barriere architettonica o sociale, “spostare” la disabilità può essere più rapido e veloce che rimuovere la barriera stessa. Un atteggiamento mentale che va a danno di tutti.

Alla fine è andata così, un’altra volta: uno studente è stato escluso da una gita, da una attività didattica, da un’esperienza di vita che avrebbe potuto accrescere il suo bagaglio personale emotivo e culturale. Un’occasione persa, per lei e per tutta la classe.

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