Festa del Lavoro: tre storie reali di complicata inclusione

Il 1 maggio è la Festa del Lavoro. In particolare, si celebrano le lotte fatte dai lavoratori, originariamente quelle per la riduzione della giornata lavorativa.Una grande battaglia, e una grande vittoria, che risale a circa un secolo e mezzo fa, alla fine del 1800.

In tutto questo tempo lo scenario è cambiato, e non sempre in meglio. Per qualcuno trovare lavoro è ancora più difficile che per altri.

Vogliamo celebrare questa Festa a modo nostro: raccontando storie. Storie  vere, legate all’inclusione – nel senso più ampio del termine –  o meglio agli sforzi perché l’inclusione divenga reale.

Storiecocciute che hanno in qualche modo un lieto fine, anche se con un po’ di amaro in bocca. 

Cristina e l’apprendistato faticoso

Cristina ha 25 anni e sta studiando Giurisprudenza. Ormai è vicina alla laurea, le manza sola la tesi. Comincia quindi a chiedersi cosa accadrà dopo. Come trovare lavoro. Dove cercare lavoro. Cristina ha la Sma – patologia neuromuscolare – e si muove con una sedia a rotelle elettrica; immagina che incontrerà più di un ostacolo anche solo per riuscire a fare un colloquio. E gli ostacoli non sono solo le barriere architettoniche.

Per fortuna, ha almeno un appiglio da cui partire.

Un conoscente è avvocato, ha uno studio suo, e si è sempre reso disponibile a darle una mano. Così Cristina, dopo la laurea, lo contatta. Non cerca favori, solo una opportunità; deve iniziare il suo percorso per il praticantato e chiede di poter fare un colloquio conoscitivo, come chiunque altro.

Il colloquio viene concesso e Cristina si presenta piena di buoni propositi. Non ha esperienza ovviamente, spiega, ma le interessa il diritto di famiglia, vorrebbe specializzarsi in quello.

L’avvocato la ascolta con interesse, poi esprime il suo parere. Cristina spera in qualche consiglio, magari in un incoraggiamento. Invece quello che sente è un discorso poco chiaro. L’avvocato parla della forza necessario per affrontare questo lavoro: forza spirituale, tempra morale… Insomma una forza che lui non vede in Cristina; anche se no l’ha nemmeno messa alla prova. “Questo lavoro per te è troppo faticoso. Però potresti fare ricerca, quella è una mansione che vedo bene per te”.

Cristina torna a casa perplessa, anche delusa, ma non scoraggiata. Non ha nessuna intenzione di fare ricerca, lei vuole fare l’avvocato. E 5 anni dopo, entra nell’Ordine degli avvocati. Come penalista.

Mamma al lavoro, babysitter a casa

Elisa ha 31 anni e fa la giornalista. Da 4 mesi ha avuto il secondo figlio, e ora pensa di rientrare al lavoro, almeno part time. Essendo libera professionista può gestire il proprio tempo con una certa libertà, ma deve comunque restare fuori di casa parecchio tempo.

La soluzione è presto trovata: il marito di Elisa prende un congedo facoltativo di due mesi da lavoro, per restare con i suoi figli di 2 anni e di 4 mesi. Poi i bambini staranno con i nonni.

Così, organizzate le cose, Elisa torna in ufficio, riprende il lavoro e le vecchie abitudini. A metà mattina va con i colleghi a prendere il caffè al solito bar, e il barista si informa sul nuovo nato: come sta? Dorme? Dov’è ora, al nido? No niente nido, spiega Elisa, il padre ha preso due mesi di congedo.

“Ah bene – dice il barista con un sorriso – hai lasciato il baby sitter a casa mentre tu vai in ufficio”.

Elisa rimane perplessa. Poi risponde con una battuta: nessun babysitter, non lo paga di certo. Anzi per essere precisi suo marito a rinunciato a una larga fetta del proprio stipendio, per occuparsi dei suoi figli.

Quando esce dal bar, Elisa non può fare a meno di chiedersi se quando era a casa lei coi bambini, qualcuno abbia punzecchiato suo marito insinuando che avesse lasciato a casa la babysitter.

Con tutta probabilità, no.  

Giacomo e la disabilità invisibile

Giacomo ha 32 anni ed è incastrato in un lavoro che non gli piace più. Dopo anni di tentennamenti affronta la situazione di petto: riduce le ore di lavoro per avere tempo di trovare un’altra occupazione.

Non è cosa semplice. Oltre alla crisi, alla stagnazione nel mondo del lavoro e all’età, Giacomo ha un’altra difficoltà personale: soffre di una patologia oculare, il nistagmo, che gli ha procurato una fortissima miopia invalidante. Giacomo non può avere la patente, ha bisogno di strumento adattabili quando lavora al computer e necessità di momenti di riposo.

Nella quotidianità, la disabilità di Giacomo è praticamente invisibile. A parte l’impossibilità di guidare e la necessità di ingrandire i caratteri sullo schermo, non si scontra con grosse limitazione; nessuno, in fondo, lo farebbe rientrare nella categoria delle persone disabili.

Sul lavoro, però, la questione è diversa. Intanto, è costretto a eliminare tutti i luoghi troppo lontano da casa o non facilmente raggiungibili con i mezzi. I suoi tempi di lettura e scrittura poi sono mediamente più lenti di quelli dei colleghi; questo non gli ha impedito di essere uno degli studenti più brillanti sia al liceo che all’università. Ma negli uffici, la produttività assume altri contorni.

In conclusione, le offerte adatte a lui sono numericamente ridotte.

Un giorni si imbatte sul web in un annuncio che sembra fatto su misura: una società cerca un redattore per la correzione di bozze di saggi a carattere letterario. Giacomo è stato insegnate ed è laureato in Lettere, il profilo corrisponde. Inoltre, la sede è facilmente raggiungibile con la metropolitana. E non è tutto:  l’annuncio è per le categorie protette.

Giacomo risponde immediatamente e viene chiamato per un colloquio. E’ preparatissimo in materia, professionale e più che adeguato per il ruolo, ma le domande dell’interlocutore si concentrano su tutt’altro. Davvero rientra nelle categorie protette? Non sembra che sia una persona disabile! Giacomo è un po’ stupito ma  mostra la documentazione di cui è in possesso;  è tutto in regola.

Passano pochi giorni e Giacomo riceve un’ottima notizia: il lavoro è suo. Firma un contratto a tempo indeterminato per un lavoro che gli piace e gli dà soddisfazione. La società sembra ancora più soddisfatta di lui. Giacomo ha l’impressione che sia perché ha assunto come categoria protetta una persona che lavora “davvero” bene.

Chissà cosa si aspettavano di trovare.