Fabrizio, espulso da scuola senza preavviso

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Fabrizio ha 16 anni, e come per tutti i suoi coetanei la sua principale occupazione è andare a scuola. E’ alle scuole superiori, quindi deve pensare al suo futuro. Per questo ha deciso di iscriversi a un istituto professionale. Frequenta il secondo anno del corso per divenire operatore della ristorazione; sei ore di lezione quotidiane.

Per Fabrizio, però, le lezioni sono meno. Fin dall’inizio dell’anno scolastico, la scuola propone un orario ridotto per il ragazzo. Fabrizio ha una grave disabilità, una condizione che richiede sia un sostegno per la didattica, sia una assistenza nell’ambito relazionale e comunicativo.

La scuola però non ha fornito quanto necessario. Non è neppure stato redatto il Piano Educativo personalizzato, che deve inquadrare il percorso di ogni ragazzo con disabilità, e stabilire le ore di assistenza necessarie. L’unica “soluzione” trovata dalla dirigenza è la riduzione della frequenza scolastica da 6 a 4 ore. La famiglia, in uno spirito di collaborazione, accetta il compromesso.

Passano solo poche settimane però, prima di una nuova comunicazione da parte della direzione. In maniera arbitraria viene comunicato, e non più chiesto, che le ore di lezione per Fabrizio diminuiscono ancora: solo 3 ore al giorno. Una scelta dettata, dice la scuola, dalle difficoltà di concentrazione di Fabrizio.

Ma la situazione non migliora; anzi, a dicembre c’è il tracollo. Fabrizio continua a non avere la dovuta assistenza, e il corpo insegnante non è in grado di supportarlo nelle sue difficoltà, che riguardano anche problemi relazionali con insegnanti e compagni.

A dicembre la scuola decide di prendere in mano la situazione in modo risolutivo. Ma non venendo in aiuto di Fabrizio. Il ragazzo si trova sospeso per motivi disciplinari, e non va più in classe fino alle vacanze natalizie. 

E’ pronto però a rientrare l’8 gennaio, quando arriva la peggiore delle sorprese: il preside lo ha espulso con effetto immediato. La comunicazione dichiara che Fabrizio non è adatto al corso di studi, e che il provvedimento si presenta come un doveroso uso del potere disciplinare; il comportamento di Fabrizio è definito pericoloso e provocatorio, cosa che mina l’incolumità di studenti e insegnanti.

L’unica strada percorribile sembra, per l’istituto scolastico, lasciare Fabrizio a casa.

La famiglia non accetta passivamente questa scelta: prima tentano di far riammettere Fabrizio, ma poi decidono di adire alle vie legali, presentando ricorso contro la scuola.

Ci vuole un anno, prima che arrivi la sentenza. Che è a favore della famiglia: la scuola è condannata a pagare 8mila euro di risarcimento per danno da discriminazione. Non è lecito espellere da scuola un ragazzo perché disabile, a prescindere dalla gravità delle sue condizioni.

Il giudice definisce discriminatorie le pratiche portate avanti dalla scuola; riduzione delle ore, sospensione ed espulsione, nonché la mancata stesura e applicazione del PEI. Quest’ultimo documento, la scuola lo ha presentato, incompleto, solo al momento della costituzione in giudizio.

“La mancata adozione del PEI – si legge nella sentenza – non consente di ritenere legittima alcuna delle successive condotte dell’Istituto in campo sia didattico (riduzione del tempo a scuola), che disciplinare (sospensione ed espulsione)”.
In sostanza: è stata l’incapacità dell’Istituto nel mettere in atto i provvedimenti previsti dalla legge a creare una situazione ingestibile. Fabrizio non può essere responsabile della mancanza dell’attuazione delle misure necessarie a assicurare un programma educativo plasmato sulle sue personali esigenze