Pablo, che per primo ha preso una laurea con la sindrome di Down

Pablo Pineda ha 7 anni e va a scuola molto volentieri. Sa ancora poco del mondo, piccolo com’è, ma gli piace mostrarsi preparato. Un giorno un suo insegnante gli chiede “Sai cos’è la sindrome di Down?” e lui risponde di sì, spavaldo. Ma non ne è tanto sicuro. Il maestro lo intuisce, così glielo spiega. Pablo comprende di avere la sindrome di Down lui stesso, anche se non si era mai sentito ddi rientrare in una sepcifica definizione.

Per lui questa definizione è una novità, anche perché va in una scuola pubblica, la stessa che frequentano i suoi fratelli; la trova la scelta più logica che si potesse fare. Non ha mai notato niente di particolarmente diverso dai suoi coetanei. Però ora comprende perché talvolta i suoi compagni lo guardano in modo strano. E’ il 1981, e in Spagna non tutti i bambini con sindrome di Down frequentano scuole normali; insomma i suoi compagni non sono moto abituati a incontrare la diversità. 

Alla fine del discorso con l’insegnante quindi gli resta una sola perplessità, una sola preoccupazione: “posso continua a studiare?”. L’insegnante lo rassicura di sì, e lui prosegue gli studi sereno.

Pablo Pineda primo anche al liceo

E prosegue davvero. Non solo finisce le elementari e le medie, ma decide di iscriversi al liceo. Al liceo classico, per l’esattezza. Solo che una simile eventualità non è prevista dal regolamento. Gli insegnanti si devono riunire decidere cosa fare: uno studente con sindrome di Down non l’avevano mai avuto. Alla fine, mettono la questione ai voti; la maggioranza è d’accordo, quindi Pablo può iscriversi. 

Il liceo si dimostra una bellissima esperienza, almeno all’inizio. Ma già dal secondo anno iniziano le difficoltà. Alcuni studenti non sanno come rapportarsi con quel compagno che sembra ancora un bambino, e si allontanano. Ancora peggio, alcuni professori non credono che Pablo ce la possa fare, a mantenere il ritmo di studio; la matematica gli costa troppa fatica.

Descrizione immagine: un ragazzo con sindrome di down seduto sul letto a gambe incrociate mentre scrive al computer; insodda una camicia a quadri biahci e rossi aerta sopra una tshirt bianca e un paio di jeans. Porta glli occhiali e le cuffie collegato al pc.

Ma Pablo non si scoraggia mai. La sua famiglia gli ha creato una buona autostima, che non viene mai intaccata. Comincia a chiedersi perché altri ragazzi con la sua stessa condizione non entrano nel normale percorso scolastico. Allora si fa testimone della sua stessa storia. Tiene conferenze sull’accesso alla scuola dei ragazzi con disabilità, va in televisione a raccontare la sua esperienza. Risponde sempre con sincerità alle domande, anche a quelle più assurde. “Hai mai pensato a una operazione chirurgica per modificare il suo volto”, gli chiede una signora. “ Beh no ci sono affezionato – risponde Pablo -. Non le piace? Sono molto esigente con me stesso”. 

Sindrome di Down: una definizione che gli va troppo stretta

E’ il 1996. Pablo prende il diploma, per quanto la matematica non gli sia mai stata simpatica. E si iscrive all’università, corso di Psicopedagogia. A 21 anni comincia a studiare l’educazione speciale. Vede come i libri presentano i diversi handicap, incontra anche la definizione della sindrome di Down. Ma lui non si ritrova in quello che legge: “I testi dicevano che era una malattia, parlavano della cultura del deficit, e di tutti i problemi che ne derivano. La sindrome era descritta come qualcosa di molto negativo. Quando incominciai a leggerlo mi dissi: io non sono così”. 

Il mondo, però, sembra orientato a una definizione di incapacitàpreconcetta per la sua condizione. Quando Pablo ha 25 anni, un giorno va in spiaggia, da solo. Mentre è al cellulare, si avvicina preoccupato un poliziotto: “mi hanno detto che sei solo, ti sei perso?”.

Pablo vuole scardinare questa mentalità. Dimostrare che può fare semplicemente ciò che fanno i suoi coetanei. Completa il suo percorso di studi: ottiene un diploma universitario in didattica e, nel 2009, una Laurea in Psicopedagia. Diventa così, in tutta Europa, la prima persona con sindrome di Down a laurearsi

Ma l’università l’unica occupazione cui Pablo si dedica. Mentre studia, lavora nel Consiglio comunale di Malaga, la sua città, preparando persone con disabilità a trovare lavoro. Viaggia per il mondo, dall’Europa fino alla Colombia e alla Repubblica Dominicana, per sensibilizzare le 

Più recentemente, ha viaggiato in diversi paesi come la Colombia, la Repubblica Dominicana e in alcuni paesi europei per promuovere una visione diversa della sindrome di Down. 

Il sogno di Pablo è quello di essere insegnate, ma intanto la vita gli offre altre opportunità: fare l’attore. E’ il 2009, Pablo diventa protagonista del film “Yo tambin”, Anche io, in cui racconta la storia di un ragazzo con sindrome di Down. Per la sa interpretazione, riceve il premio Silver Shell al San Sebastian International film Festival per la sua interpretazione. “Però lo dico sempre: lasciate perdere il fatto che ho girato un film. Quello che ho fatto io, lo possono fare tutti”.

Il suo obiettivo resta lo stesso: stare dietro una cattedra. Costruendo una società che sia pronta ad accettarlo come insegnante.